Il protagonista, di ritorno dal funerale di una ragazza frequentata ai tempi dell'università, trova in casa la moglie da cui ha appena divorziato venuta per recuperare le ultime cose che le appartengono. Il nostro, di professione pubblicitario, ricorda che di lì a poco avrebbe incontrato una ragazza di ventuno anni, di bellezza media, che nella vita svolgeva tre lavori: correttrice di bozze, modella per spot pubblicitari basati sulle orecchie e call girl. A causa di uno degli spot pubblicitari che la vedevano protagonista avvenne l'incontro tra i due; la ragazza, che pareva avere particolari poteri di preveggenza, precognizzò al suo nuovo compagno l'arrivo di un'importante telefonata avente come soggetto delle pecore. Sarà l'inizio di un'avventura cui il termine "strana" calza come un morbido e caldo paio di guanti di lana sulle mani del proprietario infreddolito in un gelido giorno d'inverno.
Ancora una volta faccio tappa nel suggestivo universo creato da Murakami; incontrarlo nuovamente è come riprendere un piacevole discorso con un amico che non si vedeva da tempo. La confezione, ovvero l'atmosfera e il lavoro di cesello sulla cornice portati avanti dall'autore giapponese, è di grande livello. In questo caso l'elemento onirico (strettamente legato a quello "weird") non è spinto ai massimi livelli: le precognizioni della ragazza, l'incontro col Sorcio, l'essenza dell'Uomo Pecora, le incredibili capacità della pecora "smarrita"; tutto ciò aiuta il lettore a seguire le evoluzioni nella trama e facilita la comprensione delle svolte narrative. La prima parte, che serve a porre le basi per la storia, risulta interessante grazie ad alcune digressioni, nelle quali Murakami resta maestro, come quella incentrata sul ricordo della ragazza universitaria senza nome (definita "quella che andava a letto con tutti, da qualche parte tanti anni fa"). Anche in questo lavoro nessuno, o quasi, ha un nome proprio, solo nomignoli, infatti i due protagonisti non si chiamano mai per nome e gli altri personaggi sono identificati tramite appellativi comuni o soprannomi (sono l'Uomo Pecora, il Maestro, il Sorcio e il professor Pecora); d'altronde, in un mondo che pare "parallelo" e complementare a quello del Giappone "reale", a che cosa potrebbe servire un nome?
Le lettere del Sorcio e lo strano incarico assegnato al protagonista indubbiamente aumentano quell'aura di mistero che ammanta la prima metà. Anche l'inizio della ricerca con relativo trasferimento del pubblicitario e della sua fidanzata "dalle belle orecchie" sugli inospitali monti dell'Hokkaido e l'intrigante resoconto dello sviluppo della città di Junitaki (vi ho scorto un eco lontana del Defoe de "La peste di Londra") sono passaggi di rilievo. A mio parere i problemi cominciano nella seconda con l'apparizione del professor Pecora e ancora di più con quella dell'Uomo Pecora: è da questo momento che principia il tentativo di connessione dei vari elementi fino a lì disseminati. Il tutto dovrebbe confluire in una spiegazione convincente e chiara, invece, di nuovo, Murakami resta nel vago e non fornisce tutti i chiarimenti del caso.
Mi sono decisamente perso nelle chiacchiere del Sorcio e, per l'ennesima volta ("La ragazza dello Sputnik", "Norwegian Wood"), ho constatato una peculiarità "murakamiana" che m'indispettisce: la sparizione, di punto in bianco, di uno dei personaggi principali. La comunicazione del fatto viene data in maniera molto semplice e diretta dall' "Uomo Pecora", la motivazione? Nessuna! Qualcosa in merito verrà approfondito nell'ideale seguito, ovvero "Dance Dance Dance". Comunque la modalità "succede così perché si" non è che mi entusiasmi molto. Il finale m'è parso "monco", con innumerevoli domande lasciate senza risposta. Il tutto si risolve con il protagonista che non porta a termine del tutto il compito assegnatogli ma qualcuno già sapeva a cosa sarebbe andato incontro (per quale motivo allora fargli fare tanta fatica?); il Sorcio è un qualcosa d'indefinito e Professor/Uomo Pecora risultano essere due soggetti aventi meramente funzioni di supporto tecnico e implementazione del lato "bizzarro".
Lavoro insolito, di gradevole lettura, ma non del tutto riuscito; io amo decisamente il Murakami più concreto che mette in moto la macchina della vita reale e dei "ricordi" emozionali ("Norwegian Wood", "A sud del confine, a ovest del sole").
VOTO 6