Il libro racconta come il fascismo nacque facendo breccia tra gli scontenti della IGM a cui era rimasto un senso di rivalsa, tra gli ufficiali di complemento che finita la guerra passarono da un grado medio-alto al nulla più assoluto, e infine tra i cretini che oltre non riuscivano a ragionare.
In pratica, grazie alla violenza, il fascismo riesce a dare una speranza e un senso alla vita di tutti i falliti, ma proprio a tutti tutti, senza lasciare indietro nemmeno il più tardo.
I fascisti ricevono le armi dai latifondisti e dalla polizia e le usano come minaccia in parlamento e poi davvero negli scontri con i contadini bruciando le sedi dei lavoratori.
All’inizio sono antimonarchici, perciò si ritrovano contro badoglio e l’esercito.
Il racconto si sposta dall’Italia continentale alla Sardegna, dove il fascismo arriva in un secondo momento facendo leva, di nuovo, tra falliti e gente da cui non aspettarsi altro; curiosamente, i fascisti sardi si ritroveranno a contrastare mussolini proprio perché fortemente monarchici.
In Sardegna come nel resto d’Italia, nato il fascismo, inizia automaticamente la violenza: bruciano un giornale locale e diventa il loro.
Intanto la politica sta a guardare: vittorio emanuele terzo (ve3) e il suo primo ministro facta, non fanno assolutamente nulla; intanto mussolini e d’annunzio litigano per vedere che dei due è più prima donna.
Al congresso di Napoli, mussolini decide che è il momento di marciare eroicamente su Roma, perciò fugge subito a Milano dove si asserraglia dentro alla sede del suo giornale barricandosi persino col filo spinato.
Intanto i fascisti, dimostrando che solo loro potevano ubbidire a uno così, marciano su Roma veramente.
ve3, eroicamente, si cala le braghe: tanto le natiche sono degli italiani.
Intanto scoppia la rivolta fascista anche in Sardegna, dove i fascisti le prendono, scappano e capendo di aver perso, tradiscono la causa. Quando però si viene a sapere che a Roma hanno preso il potere, tornano fascisti, si presentano dal prefetto che diventa fascista pure lui.
Inizia un voltagabbana nazionale da fare schifo e anche a Lussu viene proposto di cambiare casacca, ma rifiuta a viene aggredito dalle guardie regie e finisce due settimane in ospedale con trauma cranico.
Cagliari si ribella all’aggressione a Lussu, poi piano piano i disordini rientrano tranne per quel che riguardano le bande di ragazzini che continuano i disordini.
Mussolini pronuncia il famoso (e triste) discorso alla Camera: Affermo che la rivoluzione ha i suoi diritti. Aggiungo perché ognuno lo sappia, che io sono qui per difendere e potenziare al massimo la rivoluzione delle camicie nere. Mi sono rifiutato di stravincere e potevo stravincere Potevo fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli. Potevo sprangare il Parlamento. Potevo ma non l’ho voluto. Almeno per questo momento ... signori, io non voglio governare contro la camera. Finchè mi sarà possibile. Ma la Camera deve sentire la sua posizione particolare che rende possibile lo scioglimento fra due giorni o fra due anni. Chiedo i pieni poteri.
Circa 80 anni dopo, tra un cocktail e l’altro, l’altro più grande statista del secolo, dice: abbiamo fatto una scelta di onestà di coerenza e di coraggio, potevamo stare tranquilli lì a mezzo servizio, a scaldare le poltrone, non sono nato per scaldare le poltrone. Chiedo agli italiani se ne hanno la voglia di darmi pieni poteri per fare quello che abbiamo promesso di fare fino in fondo senza rallentamenti e senza palle al piede, e se no in democrazia questo sicuramente sì, eeehhh siamo in democrazia, chi sceglie salvini sa cosa sceglie.
Curiosa questa mania di chiedere i pieni poteri quando ci si sente attorniati da simile truppa.
Tornando al libro, i fascisti sfilano per Cagliari e con l’appoggio della polizia pestano di brutto la popolazione inerte facendo morti e feriti.
Più pestano, più violenti sono, e più persone scoprono di essere fascisti e di poter far carriera.
A Terranova, in Sardegna, per prima volta i fascisti fanno bere l’olio di ricino.
Lussu è costretto a scappare dalla folla fascista.
A Porto Scuso, i fascisti ammazzano i sindacalisti dei pescatori e traghettatori.
Lussu ed altri antifascisti sono costretti a trincerarsi in montagna.
Inizia il fascismo della seconda ondata, fatta per lo più da antifascisti che hanno tradito la causa, che essendo meno ignoranti di quelli della prima ondata, ne prendono il posto.
Nasce la milizia fascista e in particolare la milizia coloniale che dimostra al mondo l’onore fascista: li portano in Africa a combattere per l’impero, ma prima del primo scontro contro gli arabi, si ammutinano perché vogliono più soldi. Alla fine li riportano a casa senza aver sparato un colpo e dove essere violenti richiede meno coraggio.
A Roma avviene l’omicidio Matteotti. I parlamentari antifascisti costituiscono l’Avventino. Il fascismo sembra in crisi e tanti tradiscono la causa, ma poi ve3 torna dalla Spagna e ci pensa lui a mettere le cose a posto: tanto, come detto sopra, ogni volta che si calava le braghe, le natiche al vento non erano le sue.
A seguito dell’attentato Zamboni, cercano di linciare Lussu che si barrica in casa con fucili, pistole e mazze. Durante l’assalto, ammazza un fascista che viene fatto santo mentre lui finisce in galera (un anno) in attesa di processo, da dove finisce in esilio a Lipari e da dove poi scappa con Rosselli e Nitti.
Lo stile è semplice, diretto, sembrerebbe quasi di leggere Primo Levi se non fosse che a volte adopera una sottile ironia.
Se ne consiglia la lettura subito dopo Un anno sull’altipiano, perché permette di capire veramente come e perché nasce il fascismo in Italia, cioè grazie a una classe dirigente al di sotto della mediocrità, manovrata dal basso da chi invece sa organizzare la peggior canaglia, mentre tutti gli altri stanno a guardare.
Non per niente, il libro inizia coi versi di Giuseppe Giusti: Fingi che quattro mi bastonino qui, e lì ci siano duecento a dire: ohibò! Senza spostarsi o muoversi di lì, e poi sappiami dir come starò con quattro indiavolati a dir di sì e duecento citrulli a dir di no.