alisa
Amelia Member
Credo di aver commesso un errore... ossia: ho visto il film, "A single man" prima di aver letto questo libro, da cui il film è (liberamente) tratto.
E il film mi era piaciuto davvero tanto. La regia di Tom Ford, alla sua prima prova, è davvero magistrale, la fotografia impeccabile, Colin Firth semplicemente perfetto.
Ora che ho letto anche il romanzo, posso dire che sicuramente è bello e pieno di forza, ma, probabilmente, me lo sarei goduto di più senza avere in testa il film.
Qualcuno di voi ha letto qualcos'altro di questo autore?
"Già negli anni Trenta, quando scrisse "Addio a Berlino", Christopher Isherwood sosteneva di voler trasformare il suo occhio di romanziere nell'obiettivo di una macchina fotografica. Ma per lungo tempo - attraverso libri molto diversi fra loro, e spesso segnati dai personaggi fittizi o reali che raccontavano l'intenzione rimase una di quelle fantasticherie stilistiche che spesso gli scrittori inseguono per tutta la vita senza realizzarle mai. E invece nel suo ultimo romanzo - questo - Isherwood trasforma una giornata nella vita di George, un professore inglese non più giovane che vive in California, in un'asciutta, e proprio per questo struggente, sequenza di scatti. Non è una giornata particolare per George: solo altre ventiquattr'ore senza Jim, il suo compagno morto in un incidente. Ventiquattr'ore fra il sospetto dei vicini, la consolante vicinanza di Charlotte, la rabbia contro i libri letti per una vita ma ormai inutili, e il desiderio di un corpo giovane appena intravisto ma che forse è già troppo tardi per toccare. Quanto basta per comporre un ritratto che non si può dimenticare, e che alla sua uscita sorprese tutti, suonando troppo vero per non essere scandaloso."
E il film mi era piaciuto davvero tanto. La regia di Tom Ford, alla sua prima prova, è davvero magistrale, la fotografia impeccabile, Colin Firth semplicemente perfetto.
Ora che ho letto anche il romanzo, posso dire che sicuramente è bello e pieno di forza, ma, probabilmente, me lo sarei goduto di più senza avere in testa il film.
Qualcuno di voi ha letto qualcos'altro di questo autore?
"Già negli anni Trenta, quando scrisse "Addio a Berlino", Christopher Isherwood sosteneva di voler trasformare il suo occhio di romanziere nell'obiettivo di una macchina fotografica. Ma per lungo tempo - attraverso libri molto diversi fra loro, e spesso segnati dai personaggi fittizi o reali che raccontavano l'intenzione rimase una di quelle fantasticherie stilistiche che spesso gli scrittori inseguono per tutta la vita senza realizzarle mai. E invece nel suo ultimo romanzo - questo - Isherwood trasforma una giornata nella vita di George, un professore inglese non più giovane che vive in California, in un'asciutta, e proprio per questo struggente, sequenza di scatti. Non è una giornata particolare per George: solo altre ventiquattr'ore senza Jim, il suo compagno morto in un incidente. Ventiquattr'ore fra il sospetto dei vicini, la consolante vicinanza di Charlotte, la rabbia contro i libri letti per una vita ma ormai inutili, e il desiderio di un corpo giovane appena intravisto ma che forse è già troppo tardi per toccare. Quanto basta per comporre un ritratto che non si può dimenticare, e che alla sua uscita sorprese tutti, suonando troppo vero per non essere scandaloso."