Questo libro descrive la vita di una delle più affascinanti figure femminili del Rinascimento, Beatrice D'Este, che ha regnato sul ducato di Mantova con l'irruente marito, Francesco Sforza. Lo stile, barocco, complesso ma al contempo musicale, richiede la massima concentrazione per evitare di perdersi nello scorrere elegante delle parole e di non apprezzare adeguatamente la trama. L'autrice si immedesima nella protagonista che vive in un'epoca tempestosa in cui l'Italia è divisa in vari feudi sempre in guerra tra loro e minacciata dalle invasioni straniere. Isabella viene descritta come ottima stratega e diplomatica, bravissima nelle attività di governo; Francesco teme la sua personalità egocentrica e la sua passione per le attività di governo e cerca in ogni modo di sfuggire al suo controllo. Bellissima, secondo me, la parte dedicata al ritorno di Ercole D'Este al castello di Ferrara dopo aver controllato le postazioni per la difesa del suo feudo; le pagine che illustrano gli incontri con De Pole, un prete anglossassone in realtà mai esistito, che visita Isabella aggiornandola sui fatti politici; la descrizione delle vesti sontuose con cui lei e il suo seguito si abbigliano per accogliere regnanti stranieri e stringere alleanze. Divertente l'incontro con Lucrezia Borgia che diventerà l'amante di suo marito. Con questo libro, uscito postumo, l'autrice vince nell'86 il Premio Strega, ideato da lei e dal marito che era un critico letterario. Da leggere.
Inserisco alcuni brani:
"Mio padre aveva offerto al Moro mia sorella Beatrice; era un'estense anche lei, quella mia sorella brunetta, somigliante all'avo Ferrante d'Aragona, nelle gote pesanti e nella pelle olivastra, che portava due ciocche pendule ai lati del viso per rendere più affilato l'ovale. Beatrice, a Ferrara, era stata taciturna, attenta a osservarmi in ogni moto; e ancora mi meraviglio di avere assistito alla più straordinaria delle metamorfosi. Appena fu a Milano, appena sposa, si rivelò geniale nell'arte di conquistare il marito a forza di seduzioni incalzanti e recitate una per una."
"Mio padre, presso un bancone, aiutato dai suoi paggi, si toglie la corazza leggera, respira dal fondo del petto, getta da un lato i guantoni e allunga le gambe una dopo l'altra perchè gli possano sfibbiare gli schinieri. Mia madre fa ancora l'atto di abbracciarlo e riversa su di lui parole commosse, incalzanti, appassionate. Ercole la guarda: il suo viso è benevolo, ma chiuso in una calma impenetrabile indifferenza. E' stanco, ecco. Lei non si avvede che è stanco e che non ha voglia di nulla; non sa che per nessuna ragione accoglierebbe l'invito a uscire da se stesso."
Mi è piaciuto tantissimo.
Inserisco alcuni brani:
"Mio padre aveva offerto al Moro mia sorella Beatrice; era un'estense anche lei, quella mia sorella brunetta, somigliante all'avo Ferrante d'Aragona, nelle gote pesanti e nella pelle olivastra, che portava due ciocche pendule ai lati del viso per rendere più affilato l'ovale. Beatrice, a Ferrara, era stata taciturna, attenta a osservarmi in ogni moto; e ancora mi meraviglio di avere assistito alla più straordinaria delle metamorfosi. Appena fu a Milano, appena sposa, si rivelò geniale nell'arte di conquistare il marito a forza di seduzioni incalzanti e recitate una per una."
"Mio padre, presso un bancone, aiutato dai suoi paggi, si toglie la corazza leggera, respira dal fondo del petto, getta da un lato i guantoni e allunga le gambe una dopo l'altra perchè gli possano sfibbiare gli schinieri. Mia madre fa ancora l'atto di abbracciarlo e riversa su di lui parole commosse, incalzanti, appassionate. Ercole la guarda: il suo viso è benevolo, ma chiuso in una calma impenetrabile indifferenza. E' stanco, ecco. Lei non si avvede che è stanco e che non ha voglia di nulla; non sa che per nessuna ragione accoglierebbe l'invito a uscire da se stesso."
Mi è piaciuto tantissimo.
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