Mi pare che lo fosse-un po' per impliciti.
Comunque...:
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Con questo libro Mutis ,il mio europeo tra i sudamericani, chiude o tenta di chiudere la trilogia del Gabbiere e del suo vagabondare di viandante di mare - in una morte che non è certa nemmeno essa.
L'equivoco, la duplicità,la tragedia,la leggererezza innanzi al destino è il tono di una scrittura come di una vicenda ,elegante e atroce, alta e poverissima, segnata da un protagonista tra i piu' affascinanti tra quelli che ho incontrato, che si muove tra Trieste e il Sudamerica, il Libano , con la naturalezza di chi la vita , a me pare, sembra dipingerla piu' che viverla. Opponendosi all'orrore -come se Marlowe ne fosse il dirimpettaio oscuro, come se Melville ne fosse l'altro lato enfatico e filosofico.
T.